terzo gusto
mango e sesamo nero
Inaugurazione, 10.07.2025, 18:00
10.07. – 21.09.2025
di Salvatore Lacagnina
Una delle più «felici» passeggiate della letteratura europea la dobbiamo sicuramente alla mente fragile, precisa, intricata, limpida, meravigliosa di Robert Walser.
«Ogni passeggiata è piena di incontri, di cose che meritano d’esser viste, sentite. Di figure, di poesie viventi, di oggetti attraenti, di bellezze naturali brulica letteralmente, per solito, ogni piacevole passeggiata, sia pur breve. La conoscenza della natura e del paese si schiude piena di deliziose lusinghe ai sensi e agli sguardi dell’attento passeggiatore, che beninteso deve andare in giro a occhi non già abbassati, ma al contrario ben aperti e limpidi, se desidera che sorga in lui il bel sentimento, l’idea alta e nobile del passeggiare».
La sua Spaziergang, pubblicata nel 1917 è quasi coeva de La strada non presa di Robert Frost:
due strade divergevano in un bosco ed io –
io presi la meno battuta,
e questo ha fatto tutta la differenza.
Secondo Umberto Eco, il semiologo, erudito, romanziere, la lettura è come una passeggiata in un bosco: a ogni albero, a ogni «verbo transitivo» bisogna scegliere la direzione. Eco amava i lucidi e intricati giochi di specchi, di rimandi, di metafore, di Jorge Luis Borges.
Attraverso piante, erbe, alberi, fiori, frutti, uccelli piccoli e grandi, dai canti più o meno striduli o melodiosi, che prima o poi andranno descritti con precisione, la passeggiata di LAVINIA è una passeggiata in giardini narrativi che, col tempo e nel tempo, speriamo assomiglino almeno a dei piccoli boschi o a catene di ipotesi. Si prosegue, si sceglie, si prova, si torna indietro. D’altra parte in letteratura, come in arte, non c’è niente da vincere: «Nella vita pratica il tempo è una ricchezza di cui siamo avari; in letteratura, il tempo è una ricchezza di cui disporre con agio e distacco: non si tratta d’arrivare prima a un traguardo stabilito; al contrario l’economia di tempo è una buona cosa perché più tempo risparmiamo, più tempo potremo perdere. La rapidità dello stile e del pensiero vuol dire soprattutto agilità, mobilità, disinvoltura; tutte qualità che s’accordano con una scrittura pronta alle divagazioni, a saltare da un argomento all’altro, a perdere il filo cento volte e a ritrovarlo dopo cento giravolte», scriveva Italo Calvino, nelle sue mirabili e troppo abusate lezioni di letteratura.
Vorrei vivo sugli fioresta.
Boschi di frassino, biancospina,
Tiglio dolcesogno, cilegio.
Vorrei mi casa sugli boschi olmo,
Eleagno, lauro. Vorrei mi camara di letto
Sugli leccio, sorbo gelso pero.
Vorrei una fioresta in my cucina.
La Donna olivo, acero, acacia.
Vorrei boschi fioresta in my casa,
Il Olivo Della Strega,
Uno dei piu vecchio in Europe.
La cronometrista of our time.
E il monumentale
Castagno Dei Cento Cavalli.
Faggio, pioppo, rovere salice.
Vorrei quercia betulla between
The walls. Pino.
2013 Roma
Artista, poeta, performer, saggista e attivista, Jimmie Durham (1940-2021) è una figura unica nella storia dell’arte internazionale dell’ultimo mezzo secolo. Il suo lavoro affronta i fondamenti della cultura europea e nordamericana, decostruendo idee e categorie consolidate. Nel corso di una carriera di oltre cinquant’anni, Durham ha dedicato la sua pratica alla decodifica critica delle immagini e dei simboli naturalizzati che sono alla base dei sistemi culturali dominanti. Le sue opere, caratterizzate da una forte vena umoristica, spaziano tra sculture, video, poesie, performance, installazioni, dipinti, disegni, collage, stampe e saggi. Costruendo “combinazioni illegali con oggetti rifiutati”, attraverso materiali naturali e industriali, Durham ha generato rotture all’interno delle convenzioni del linguaggio e della conoscenza.
LAVINIA non segue sempre percorsi lineari, predilige il girovagare incerto, cerca di disbrogliare alcuni fili, ama le pause, le digressioni, i ritorni. Abbiamo posto la questione della grande recinzione di ferro che circonda oggi la Loggia dei Vini già all’inaugurazione. È un elemento così presente che interferisce con la lettura del padiglione.
Il lavoro di Monika Sosnowska ha la capacità di trasformare la percezione che abbiamo dell’architettura e dello spazio, anche degli elementi che diventano così familiari da diventare quasi invisibili. Questo nuovo intervento sulla recinzione, come già la maniglia sul cancello installata per il primo gusto, si inserisce nel contesto in modo sottile, silenzioso, come un errore dello sguardo, che svela poi con ironia, con giocosità, il linguaggio architettonico, le relazioni di potere, le paure, le storie, che una recinzione di ferro può raccontare.
Il linguaggio scultoreo di Monika Sosnowska emerge da un processo di sperimentazione e appropriazione di materiali da costruzione come travi d’acciaio, cemento, tondini di ferro e tubi. Questi elementi – le solide e rigide fondamenta degli edifici – sono manipolati e deformati, assumendo un’indipendenza in cui la loro precedente funzionalità è implicita ma annullata.
Nelle sue opere recenti, Sosnowska ha incorporato elementi dell’architettura modernista e dettagli riconoscibili come scale, corrimano, cancelli e strutture di finestre per creare incontri inaspettati, persino inquietanti. Tratta gli edifici come un luogo della memoria ed è in grado di trasmettere un significato politico e psicologico attraverso il suo lavoro. L’artista cita le irregolarità architettoniche, mettendo insieme elementi diversi per formare un insieme che appare allo stesso tempo confuso, ma intenzionalmente progettato in modo attraente. Lo spazio viene percepito come una qualità psicosomatica, tanto politica quanto personale, che oscilla sempre nella mente dello spettatore tra il perturbante e il sublime. Sue opere sono state esposte in numerose mostre personali e collettive in diverse istituzioni internazionali, tra le quali: 13th Sharjah Biennial, Sharjah, Lebanon; Walker Art Center, Minneapolis MN; The Contemporary Austin, Austin TX; Indianapolis Museum of Art; Zachęta National Gallery of Art, Varsavia; Museum of Modern Art, Varsavia; Galleria Civica di Modena; Shanghai Biennale; Biennale di Venezia; Kwangiu Biennale; Manifesta 4, Francoforte; Den Haag Sculptuur, Den Haag; Witte de With, Rotterdam; Schaulager, Basilea; Centre Pompidou, Parigi.